Dopo oltre 50 anni ritorna lo storico “marchio” della caffetteria torinese.
Correva l’anno 1936. Nasceva allora, confezionata su dei pacchetti di carta o di juta, il caffè tostato che usciva da quella che può essere considerata fra le prime catene di negozi alimentari (droghe e coloniali) aperte allora a Torino al civico 2 di piazza Giulio dalla ditta Rinaldi & Demarchi.
Otto punti vendita: sei a Torino, uno a Carmagnola, l’ottavo ad Imperia.
Marchio semplice e sabaudo, raffigurava su sfondo marrone una simpatica e dolce “vecchina” vestita di bianco seduta a sorseggiare un caffè, con alla sua destra un tavolino con una caffettiera. Molti anziani torinesi di oggi ricorderanno quell’immagine.
Era l’immagine spot del caffè di riconosciuta qualità, oggi si definirebbe “caffè di nicchia”, che andava per la maggiore in quegli anni a Torino e che, attraverso la torrefazione di Imperia, era capillarmente diffuso in tutta la riviera del Ponente ligure.
Anima e “padre” del marchio fu Enrico Demarchi, fra i fondatori nell’immediato dopoguerra, nonché presidente, dell’Ascom torinese, autentico self made man tutto d’un pezzo, passato da semplice garzone di drogheria, all’attività imprenditoriale, alla lotta per la Resistenza, ai banchi della Sala Rossa in Consiglio Comunale, fino all’aula del Parlamento Italiano e al cui nome la Città di Torino ha intitolato nel settembre 2008 il giardino di piazza Montanari.
Quel marchio glorioso, totalmente torinese, spopolò fino ai primi degli Anni ’50, superando il periodo bellico e i primi anni del dopoguerra.
Scomparve con lo scioglimento della società commerciale Rinaldi & Demarchi (fondata come Rinaldi & Pizzo, nel 1890 in piazza Giulio 2, oggi piazza Emanuele Filiberto) e con la chiusura di parte dei negozi.
Enrico Demarchi, lasciato il socio Teobaldo Rinaldi, lasciò il settore “drogheria” e con il figlio Carlo divenne titolare di un’azienda per la vendita di zucchero all’ingrosso, depositaria di alcuni dei maggiori gruppi saccariferi italiani.
Ma quell’antico marchio raffigurante la vecchina continuò a rimanere vivo negli anni per casa Demarchi. Un vero e proprio gioiello di famiglia e che oggi, a oltre cinquant’anni di distanza, i due nipoti Enrico (omonimo del celebre nonno) e Giorgio hanno pensato bene di rispolverare e depositare in Camera di Commercio “a testimonianza – raccontano – di un sentimento d’affetto e di significativi valori correlati all’attività commerciale del nonno“. Per cui l’interesse principale non è la semplice vendita del caffè, ma la valorizzazione del marchio.
Valori sposati appieno dalla Costadoro, firma storica del caffè e partner di quest’operazione, che ha accettato di affiancare i Demarchi nel recupero del marchio e “nel ricordo di un uomo che ha partecipato fortemente allo sviluppo e alla crescita del commercio torinese“.